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Wild at Art: storia delle BMW Art Cars

Wild at Art: storia delle BMW Art Cars

12 min tempo di lettura
BMW Art Cars: queste tre parole rappresentano il leggendario legame tra auto iconiche come la BMW M1 o la BMW Z1 e artisti di fama mondiale come Roy Lichtenstein o Jeff Koons. Ora è il turno della pittrice Julie Mehretu con il numero celebrativo 20. Chi, perché, quale modello BMW e come l’ha personalizzato potete scoprirlo qui.

Il 17 giugno 2024

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BMW Art Cars a portata di mano

Art Car App

Vi siete mai chiesti che aspetto avrebbe una BMW 3.0 CSL del 1975 dipinta da Alexander Calder nell'ingresso di casa vostra? Ora potete scoprirlo.

BMW ha unito le forze con Acute Art, azienda pioniera delle esperienze artistiche digitali, per dare nuova vita agli iconici modelli.

Grazie alla realtà aumentata, l'app di Acute Art vi porta le opere d'arte, in qualunque parte del mondo vi troviate: nell'ingresso o nel salotto di casa vostra, davanti all'ufficio o nel vostro bar preferito. Le possibilità di tuffarvi in questa esperienza coinvolgente a 360° hanno come unico limite la fantasia.

Per scaricare l'app, visitate questa pagina.

Chi parla di Art Cars intende le opere d’arte mobili di BMW. E chi vuole nominare una determinata BMW Art Car, parla spesso della BMW M1 della Pop Art di Andy Warhol. Con particolare attenzione a questo modello, si trascura tuttavia la collezione unica e variegata di 20 BMW Art Car che sono sorte in collaborazione con rinomati artisti internazionali dal 1975.

Fin dagli albori, gli artisti hanno subito il fascino delle auto.
Prof. Dr. Thomas Girst
Prof. Dr. Thomas Girst

Comunicazione e politica aziendali, manager del cultural engagement di BMW Group

Quando nel 1975 venne l’idea di far personalizzare da un artista un veicolo sportivo da corsa al pilota francese Hervé Poulain, nessuno poteva prevedere cosa si sarebbe sviluppato da ciò: il legame più coerente tra automobili e arte in assoluto. Il principio è semplice: un artista rinomato personalizza una BMW da corsa (più tardi auto di serie) secondo le sue idee. Limiti e requisiti? Non ce ne sono.

Così diversi gli artisti, così varie le BMW che, mediante le tecniche grafiche e artistiche più disparate, diventarono opere d’arte: da pure macchine da corsa, attraverso vetture di serie fino alle rare auto sportive. Pertanto, i risultati sono svariati. Nessuna macchina assomiglia a un’altra; ogni artista era libero di scegliere la tecnica che gli sembrava adatta.

Che te ne pare?

Puoi ascoltare questo articolo su Changing Lanes, il podcast ufficiale di BMW. 

Oltre a questo e ad articoli, su Changing Lanes trovi episodi nuovi tutte le settimane, ricchi di approfondimenti esclusivi su tecnologia, design, stili di vita, automobili e tanto altro – a presentarli i nostri host Sara e Jonathan. 

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Che te ne pare?

Alexander Calder / BMW 3.0 CSL / 1975

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Chi se lo sarebbe immaginato, nel 1975, che l’auto da corsa BMW 3.0 CSL creata dal pittore americano Alexander Calder avrebbe dato il via a una collezione artistica oggi diventata leggendaria? Nessuno, neanche in BMW. Fu Hervé Poulain a fare il primo passo con la casa automobilistica. L’idea delle BMW Art Cars non scaturì quindi da un piano di un reparto marketing, come conferma anche Thomas Girst, manager del cultural engagement nel BMW Group. E fu ancora Poulain a mettersi alla guida della BMW 3.0 CSL, con il no 93, nella 24 Ore di Le Mans (➜ Leggete anche: 24 ore di brividi). L’obiettivo non fu raggiunto, ma la variopinta automobile di Calder ebbe una risonanza straordinaria. Era il segnale di partenza per le BMW Art Cars.

Frank Stella / BMW 3.0 CSL / 1976

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Appena un anno dopo, il connazionale di Calder, Frank Stella, proseguì sulla stessa strada. Anche lui partì da una BMW 3.0 CSL, che a sua volta si presentò al via della gara di durata di Le Mans, con il numero 21. Per un fan dei motori come Stella, creare la BMW Art Car no 2 fu un vero e proprio onore. Il design della sua opera d’arte automobilistica si rifaceva alle basi tecniche dell’oggetto originale. Nacque così una retinatura che produceva l’effetto di una carta millimetrata gigantesca. Il tutto in bianco e nero, perché ai box di partenza il veicolo da corsa dall’enorme potenza di 750 CV spiccasse tra i rivali, perlopiù colorati. Come per il veicolo di Calder, fu Walter Maurer, il leggendario maestro di pittura di BMW, a occuparsi della realizzazione.

Roy Lichtenstein / BMW 320i Turbo / 1977

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L’anno successivo, nel 1977, fu il turno della terza BMW Art Car, creata di nuovo da un americano. L’artista Pop art Roy Lichtenstein impiegò i suoi tipici “Ben-Day dots”: sulla fiancata della BMW 320i Turbo sembra che sfili un paesaggio. E non potrebbe essere altrimenti. Neanche questa auto da corsa è nata come pezzo da museo, dando invece prova di sé nell’aspro mondo degli sport automobilistici, naturalmente a Le Mans. I piloti Hervé Poulain e Marcel Mignot portarono l’auto con il numero 50 in nona posizione nella classifica generale e in prima posizione nella classifica della sua categoria.

Andy Warhol / BMW M1 / 1979

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L’esempio più noto di BMW Art Car è la BMW M1 dipinta da Andy Warhol di suo pugno. La supercar della casa bavarese è già di per sé una leggenda. Grazie al design del famosissimo artista Pop art, la BMW M1 in versione da corsa divenne probabilmente una delle automobili più di valore della storia. C’era una cosa che legava Warhol ai suoi predecessori: neanche lui ricevette un compenso per il lavoro. Ma a differenza loro, invece di allestire un modello a grandezza naturale e far dipingere l’auto ad altri, l’americano mise mano all’auto in prima persona. “Ho provato a mettere in immagini la velocità. Quando un’auto va molto veloce, i colori e le linee si confondono” disse Warhol a proposito dell’opera. E fu lui stesso un esempio tangibile di questa velocità, perché in soli 28 minuti applicò sei chili di colore. Ben presto anche l’auto da corsa a motore centrale partecipò – onore a le merito – alla sua unica corsa: la 24 Ore di Le Mans del 1979. Ottenuto un sesto posto nella classifica generale, la corritrice variopinta passò al museo BMW.

Ernst Fuchs / BMW 635 CSi / 1982

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La numero 5 è un’auto che scotta! Nel 1982 l’austriaco Ernst Fuchs si prese in carico una BMW 635 CSi. Da lì nacque “La volpe di fuoco a caccia di lepre”, la prima BMW Art Car basata su un’auto di serie, nonché la prima a essere fin dall’inizio un puro pezzo da esposizione. Fino ad allora Fuchs era noto per gli ampi dipinti religiosi. La sua interpretazione della car art vi si distaccava molto, ma è diventata comunque un’icona. Anche grazie alle fiamme che spiccano sullo sfondo nero.

Robert Rauschenberg / BMW 635 CSi / 1986

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La sesta Art Car della schiera risale a un altro precursore della Pop art, nonché altro americano: Robert Rauschenberg. Anche questa BMW, una 635 CSi, non si è mai presentata ai blocchi di partenza di una competizione. A oggi è però l’unica BMW Art Car che si è unita al traffico stradale, guidata da Rauschenberg in persona! L’artista creò la sua opera avvalendosi di opere di altri artisti, che lui elaborò con tecniche fotografiche e poi applicò sulla carrozzeria della BMW Coupé, con l’aiuto di lamine. Nacquero così collage tipici dello stile di Rauschenberg. Tra le altre cose, con la sua BMW 635 CSi, l’artista volle mettere in luce il modo in cui i tre mondi di arte, natura e tecnica dipendono l’uno dall’altro.

Michael Jagamara Nelson / BMW M3 Gruppo A / 1989

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Con Micheal Jagamara Nelson, fu un artista australiano a firmare la BMW Art Car no 7. Una BMW M3 nera in versione da corsa preparata per il Gruppo A diventò, in sette giorni di duro lavoro certosino, un’opera d’arte che riflette la cultura e il territorio del popolo indigeno australiano, gli aborigeni. In questo, l’artista fu supportato da diversi artisti amici. Per custodire l’arte della propria cultura, gli aborigeni tracciano disegni criptici e creano motivi che si tramandano di generazione in generazione con pitture rupestri. Anche la BMW M3 sembra quindi un grande enigma colorato. Parlando del processo creativo, Nelson disse che nelle immagini della BMW aveva reinterpretato i propri sogni. Il che fa di questa BMW Art Car una vera e propria auto da sogno.

Ken Done / BMW M3 Gruppo A / 1989

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Nel 1989 fu ancora il turno di un australiano, con Ken Done e la BMW Art Car no 8. Come Nelson, anche lui si basò su una turismo BMW M3 preparata per il Gruppo A. Ma a differenza dell’auto precedente, la sorella minore raffigurava l’Australia moderna. Done attirò l’attenzione fin dai primi sguardi, perché la sua creazione ha soprattutto una caratteristica: è colorata. L’obiettivo dell’artista era illustrare, nella sua BMW Art Car, gli aspetti allegri della sua patria. Si distinguono natura, sole e mare, ma anche pesci e pappagalli. Si potrebbe descrivere la BMW M3 di Done con un semplice attributo: positiva! Come l’opera di Nelson, anche la questa BMW M3 percorse i tracciati australiani, prima di diventare un pezzo da museo.

Matazo Kayama / BMW 535i / 1990

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Con la BMW Art Car no 9 la scelta ricadde su una macchina di serie: una BMW 535i. Fu la prima Art Car creata da un artista asiatico e colpiva per il suo aspetto piacevole e discreto. Il giapponese Matazo Kayama avvolse la BMW Serie 5 in un abito aerografato. Con l’aiuto di uno speciale procedimento di doratura, creò sulla carrozzeria un paesaggio stilizzato, plasmato da un fiume. Kayama stesso citò la sua fonte d’ispirazione: “La mia opera deve avere l’aspetto di un cristallo di neve.”

César Manrique / BMW 730i / 1990

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Per il quindicesimo anniversario non ufficiale delle Art Car, César Manrique poté contribuire al progetto “Arte su ruote”. Per farlo, nel 1990 l’avanguardista spagnolo scelse una BMW serie 7. E quando nei colori variopinti e nelle forme astratte che rivestono la carrozzeria, gli osservatori riconoscono elementi della natura, ne hanno ben donde. Perché Manrique prese a modello la natura dell’isola di Lanzarote. Il nero del design rappresenta le pietre laviche dell’isola delle Canarie, il verde la foresta pluviale e il rosso la vita. Nelle forme indefinite si riconosce poi ciò che per Manrique è essenziale in un’automobile: trasportare rapidamente i passeggeri.

A.R. Penck / BMW Z1 / 1991

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Il modello di BMW decorato secondo il proprio estro dall’artista tedesco A. R. Penck – all’anagrafe Ralf Winkler – è già di per sé un’opera d’arte, una rarità: la BMW Z1. Grazie al linguaggio formale radicalmente nuovo per l’epoca e la ritrazione degli sportelli, la BMW Z1 è ancora oggi una pietra miliare della storia automobilistica della casa bavarese. Penck diede il suo contributo alla schiera di BMW Art Cars quattro anni dopo la messa su strada della cabrio. Ispirandosi alla pittura rupestre, ideò personaggi e disegni astratti. Il significato? Provate voi stessi a decifrarlo … L’artista non ha mai accennato a un’interpretazione, che sicuramente contribuisce al fascino irradiato da questa artistica auto sportiva.

Esther Mahlangu / BMW 525i / 1991

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Nel 1991, questa appariscente Serie 5 completò la prima dozzina di Art Car. E ancora più degno di nota: per la prima volta la creatrice di una BMW Art Car fu una donna. Il design è facilmente identificabile in una reminiscenza della cultura africana. In concreto Mahlangu si basò sulla propria “tradizione tribale di arredare la casa”, come lei stessa commentò la propria opera, utilizzando una fantasia chiamata Ndebele. Una tradizione trasmessa di generazione in generazione e solo tra donne. L’artista si prese una settimana per foggiare il suo contributo al progetto. Come la maggior parte di quelle che l’hanno preceduta e che l’hanno seguita, l’auto no 12 è puramente un’opera per il BMW Museum. E naturalmente un pezzo unico.

Sandro Chia / BMW M3 GTR / 1992

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Questo prototipo da corsa della BMW M3 GTR fu la tela di Sandro Chia. Stavolta fu l’artista italiano a rivolgersi a BMW con la preghiera di collaborare al progetto. Il risultato lascia il segno: da ogni lato, chi osserva l’auto sembra essere a sua volta sotto osservazione, perché sulla superficie della carrozzeria campeggiano visi con gli occhi spalancati. Sandro Chia commentò così: “Molti occhi si posano su un’auto. E la gente la guarda. Questa auto riflette i loro sguardi.”

David Hockney / BMW 850 CSi / 1995

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Il viaggio delle Art Car prosegue dall’Italia verso la Gran Bretagna. Perché anche la superstar inglese David Hockney entrò a far parte della collezione con la sua BMW Art Car. In questo caso, BMW aveva cercato per lungo tempo di reclutare l’artista, riuscendo infine nell’impresa. La BMW 850 CSi di Hockney fu il risultato di un lungo processo di realizzazione, perché che non si trattasse semplicemente di applicare un po’ di colore fu l’artista stesso a renderlo noto … Con i suoi mezzi pittorici Hockney smontò l’auto e la rivoltò completamente, mostrando così a tutti cosa si nasconde secondo lui sotto la carrozzeria, la pelle dell’auto: affascinante tecnologia.

Jenny Holzer / BMW V12 LMR / 1999

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Fast Art: si potrebbe riassumere l’opera di Jenny Holzer con questa espressione chiave. Almeno per quanto riguarda l’oggetto di partenza, una BMW V12 LMR per la 24 Ore di Le Mans. L’artista è nota soprattutto per parole critiche e dichiarazioni che stimolano la riflessione, riecheggiano e polarizzano. In questa BMW Art Car, espressione del suo tipico stile, introdusse sulla vernice bianca dell’auto da corsa espressioni realizzate con lettere cromate riflettenti e lamina fluorescente. Un esempio: “You are so complex you don’t respond to danger” (Con la tua complessità non reagisci al pericolo). State riflettendo sul significato? Allora Holzer ha centrato l’obiettivo …

Olafur Eliasson / BMW H2R / 2007

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La Car Art di Ólafur Elíasson si discosta drasticamente dal resto dei veicoli della collezione. La BMW Art Car del danese di origini islandesi rappresentò una rottura radicale con le precedenti. L’auto quasi non si riconosce, l’oggetto appare come un enorme bozzolo. Elíasson è noto per creare un tipo di arte in cui si misura con la natura e i fenomeni fisici. Tanto quanto il veicolo che ispirò la sua opera, perché sotto l’involucro c’è un prototipo da corsa che funziona a idrogeno. Ma tornando al bozzolo: per formare l’involucro della BMW H2R furono assemblate lamierine di metallo, poi irrorate di acqua dentro un’enorme cella frigorifera. Nacque così una corazza di ghiaccio che imprigiona l’auto. L’oggetto mobile diventa immobile: è l’approccio scelto da Elíasson per occuparsi della sostenibilità della nostra società.

Jeff Koons / BMW M3 GT2 / 2010

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A una lista di artisti di questo calibro non poteva ovviamente mancare Jeff Koons. L’artista segnò la ricomparsa della Pop art e il conseguente ritorno alle origini della collezione BMW Art Car. Sembra che la BMW M3 GT2 dell’americano voglia esprimere con ogni fibra della carrozzeria: “Sono veloce!” Gli elementi di colori sgargianti paiono addirittura volare intorno all’auto. Anche da ferma dà l’impressione di voler partire di scatto, addirittura di scoppiare di potenza. Nel 2010 la creazione di Koons si presentò al via della 24 Ore di Le Mans e si guadagnò il cuore del pubblico, un altro aspetto che lega questa BMW Art Car alle antenate.

Cao Fei / BMW M6 GT3 / 2017

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Questa BMW Art Car é una creazione dell'artista multimediale Cao Fei. In omaggio al materiale di molte auto da corsa, il carbonio, l’artista cinese ne scelse la struttura come colore di sfondo per il suo progetto. Ma è solo con l’app associata che la BMW Art Car numero 18 si manifesta in tutta la sua efficacia. Perché, grazie alla realtà aumentata, l’auto nera diventa l’occhio di un ciclone di colori che le infuriano intorno. In questo modo Cao Fei fonde il mondo digitale con quello reale.

John Baldessari / BMW M6 GTLM / 2016

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Un grande esempio di BMW art fu anche la BMW M6 GTLM realizzata da John Baldessari nel 2016. I fan delle BMW Art Cars dovettero sopportare un’attesa lunga sei anni, prima di potersi lasciare sorprendere da una nuova opera. Baldessari impiega elementi minimi, ma su superfici grandi e con un’efficacia altissima. Il nome è tutto un programma e lo si legge in grande sugli sportelli: “FAST”. Velocità, perché è di quello che si parla quando in ballo ci sono auto sportive come la BMW M6 GTLM. O, nelle parole dell’artista stesso: “La BMW Art Car è senza dubbio l’opera d’arte più veloce che abbia mai creato!”

Julie Mehretu / BMW M Hybrid V8 / 2024

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Quasi 50 anni dopo la prima BMW Art Car si chiude un cerchio: già la prima BMW Art Car, creata nel 1975 da Alexander Calder, aveva debuttato sul Circuit de la Sarthe di Le Mans. La BMW Art Car di Julie Mehretus, BMW Art Car numero 20, è scesa in pista a Le Mans dopo la premiere con il numero di gara 20. Per la realizzazione dell’opera, Julie Mehretu si era riproposta di creare uno spazio di gioco per l’immaginazione. Si era chiesta: che aspetto avrebbe il dipinto se l’auto lo percorresse e ne venisse influenzato?

Per la creazione della BMW Art Car numero 20 Julie Mehretu mette pertanto al centro il vocabolario cromatico e delle forme del dipinto «Everywhen»: fotografie staniate, griglie precise, vernici spray color neon e i tratti gestuali iconici della Mehretu. Durante il processo creativo (➜ Leggete anche: Tutto sulla BMW Art Car di Julie Mehretu) l’opera è stata trasposta in una rappresentazione tridimensionale mediante un complesso rivestimento sulla BMW M Hybrid V8.

Questa è la storia delle leggendarie BMW Art Cars

BMW Art Cars: queste parole rappresentano il leggendario legame tra auto iconiche come la BMW M1 o la BMW Z1 e artisti di fama mondiale come Roy Lichtenstein o Andy Warhol. A partire dal 1975 sono state create 20 BMW Art Cars: ognuna un pezzo unico. Per la realizzazione della BMW Art Car numero 20, pittrice statunitense Julie Mehretu si era riproposta di creare uno spazio di gioco per l’immaginazione.

Autore: Nils Arnold; Art: Lucas Lemuth; Foto & Video: BMW

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